Notizie Notizie Italia Coronavirus scatena nuovi downgrade Pil Italia: -0,3% in 2020 per Prometeia. Da Assolombarda alert allarmismo

Coronavirus scatena nuovi downgrade Pil Italia: -0,3% in 2020 per Prometeia. Da Assolombarda alert allarmismo

27 Febbraio 2020 12:52

Cosa succede all’Italia se Milano si ferma? Se, più in generale, a causa del panico coronavirus, si ferma proprio il motore dell’economia, ergo la Regione Lombardia? Think tank ed economisti fanno la conta dei danni che il COVID-19 potrebbe provocare al Pil italiano.

PROMETEIA PAVENTA QUARTA RECESSIONE ITALIA DAL 2009

L’esito è sconfortante, certificato tra l’altro da diversi downgrade. Prometeia ha, per esempio, rivisto al ribasso le stime sul Pil italiano del primo trimestre del 2020 a -0,3% dal precedente -0,1%. Il downgrade avrà effetti ovviamente sul trend dell’intero anno 2020, come anticipa il titolo del report: “Coronavirus in Italia, Pil 2020 rivisto a -0,3%”.

Italia destinata a ripiombare in recessione tecnica per la quarta volta dal 2009? Sembra di sì, allo stato attuale delle cose.

Prometeia tende a precisare, infatti, che “qualsiasi valutazione degli effetti economici dipende comunque in modo decisivo dalla durata del contagio e dalle misure atte a contenerlo“.

Detto questo, “è molto probabile che, pur assumendo che si mettano in atto politiche di sostegno alle imprese in difficoltà e che la situazione tenda a normalizzarsi entro metà marzo, il primo trimestre registri una contrazione del PIL nell’ordine dello 0,3% (primo trimestre 2020 su ultimo trimestre 2019; una revisione al ribasso di 0,4% rispetto al Brief di febbraio), e dunque si possa definire una condizione di recessione tecnica (due trimestri consecutivi di caduta del prodotto interno lordo), la quarta recessione dal 2009″. E, “nell’ipotesi di una ripresa nei trimestri successivi in linea con quanto previsto nel Brief di febbraio, e dunque che la perdita nel primo trimestre non venga recuperata in quelli successivi, si registrerebbe una caduta del PIL di analogo ammontare nella media d’anno”.

Stiamo parlando, d’altronde, di una emergenza esplosa in regioni alcune delle quali, Lombardia in primis, sono il motore dell’economia italiana.

“Il valore aggiunto delle regioni coinvolte in qualche misura (sono quelle nelle quali si è deciso il blocco delle attività didattiche in tutte le scuole)  – si legge ancora nel rapporto di Prometeia . rappresenta nel complesso il 54% del totale Italia, con il seguente dettaglio: Piemonte (7,8%), Lombardia (22,1%), Veneto (9,2%), Emilia-Romagna (9,2%), Trentino Alto Adige (2.6%), Liguria (2,8%)”.

“Scendendo a livello provinciale – si legge ancora nel report di Prometeia – Lodi pesa lo 0,4% del PIL nazionale mentre Milano il 10,2%. Ciò senza tenere conto degli effetti di interazione tra le diverse aree”. Veniamo così all’elevato apporto che dà all’economia italiana intera la città di Milano. Altro che Milano da bere, ora più che mai.

ALERT ANCHE DA BONOMI (ASSOLOMBARDA): CONTENERE TOMI ALLARMISMO

Un alert sull’economia italiana è arrivato nelle ultime ore anche da Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda:

“Siamo in emergenza economica. L’impatto del coronavirus sull’economia globale lo sconteremo duramente. Fermare la Lombardia, che era già in forte rallentamento, significa frenare oltre un quinto del PIL italiano e dare un duro colpo a tutta la filiera dell’industria, che rischia di impiegare mesi a recuperare lo svantaggio economico con il resto del mondo. In questa regione lavorano un quarto degli addetti del manifatturiero italiano, da cui deriva oltre il 27% dell’export nazionale. Bisogna contenere i toni di allarmismo: siamo al paradosso di dover garantire ai partner commerciali l’assoluta idoneità e sicurezza dei prodotti delle nostre imprese. Occorrono immediati interventi normativi che introducano misure di sostegno alle imprese sia di natura finanziaria, sia di sostegno al lavoro e sia di politica estera. Non sono sufficienti le poche misure adottate e ipotizzate finora. Oltre al danno economico va considerato il danno reputazionale, che avrà un impatto significativo sulla nostra economia nel medio e lungo periodo. Prepariamoci a lavorare duramente per recuperare la nostra credibilità internazionale. Ogni giorno che rimaniamo fermi diamo un colpo al cuore dell’economia italiana, cioè al nostro futuro”.

A fare il punto della situazione è anche Francesco Daveri, professore di macroeconomia presso l’Università Bocconi, intervistato da DPA International:

“La città che non si ferma mai si è fermata”, ha detto Daveri. Ed è esattamente così: molti negozi hanno abbassato le serrande, diverse aziende hanno ordinato ai dipendenti di lavorare da casa, optando per lo smartworking, le partite di calcio di serie A sono state cancellate. Anche il rituale dell’aperitivo – sottolinea Dpa – è saltato, visto che i bar devono chiudere entro le ore 18“.

Anche le autorità del Veneto hanno lanciato misure di prevenzione, se non di restrizione. Nei pressi di Venezia sono stati cancellati tutti gli eventi, incluse le fiere, le feste per il Carnevale di Venezia e persino le messe.

L’articolo ricorda come, considerate insieme, la Lombaria e il Veneto rappresentino un terzo dell’economia italiana.

Daveri tiene a precisare, tuttavia, che “non è vero che tutti perdono quando c’è una crisi. Ci sono vincitori e perdenti”, sottolinea, facendo riferimento, per esempio, a come, se è vero che gli affari stanno andando male per i bar e i ristoranti (chiusi per l’emergenza del coronavirus), le vendite dei supermercati stanno segnando un forte balzo”.

“La gente sta spendendo meno soldi per andare a mangiare fuori, e più soldi per mangiare a casa, e il bilancio complessivo potrebbe non essere necessariamente negativo, al contrario”. Inoltre, “la crisi potrebbe anche dare una spinta all’innovazione, visto che la gente cerca il modo di superare le restrizioni” che vengono imposte. “Durante una crisi, si può sfruttare l’opportunità di sperimentare cose che non si farebbero se non ci fosse una crisi”.

Interpellato anche lui da Dpa Andrea Giuricin, economsta dell’Univesità Bicocca di Milano e del think tank Istituto Bruno Leoni, ha commentato:

Già non stavamo andando molto bene – (riferimento al trend del Pil che si è contratto a sorpresa nel quarto trimestre del 2019 – ora rischiamo seriamente una recessione”. Per Giuricin “stiamo parlando di miliardi, non di milioni di euro” di produzione andata perduta, a causa dello stop alle attività produttive, tra l’altro nel caso di una economia manifatturiera orientata alle esportazioni. E Jack Allen-Reynolds di Capital Economics ha scritto in una nota che le restrizioni imposte dalle autorità sanitarie italiane potrebbero anche forse aver successo nella battaglia al coronavirus, presentando però un effetto collaterale di poco conto. “Faranno anche crescere il danno all’economia di breve termine”. “Le autorità hanno risposto con determinazione (all’emergenza del coronavirus)- ha fatto notare Reynolds – ed è questa risposta, più che la malattia (COVID19) in sé, che sta riducendo l’attività economica”.