Notizie Notizie Mondo Bullard, l’esponente più dovish della Fed azzera probabilità taglio 50 pb a luglio. E anche Powell smonta i mercati

Bullard, l’esponente più dovish della Fed azzera probabilità taglio 50 pb a luglio. E anche Powell smonta i mercati

26 Giugno 2019 08:51

Il dollaro è schizzato immediatamente al rialzo, portando il rapporto eur-usd a bucare la soglia di $1,14 e a ritracciare dal massimo degli ultimi tre mesi. Scatto anche nei confronti dello yen, che continua comunque a beneficiare della sua natura di valuta rifugio a causa delle rinnovate tensioni tra Washington e Teheran, oscillando al record degli ultimi cinque mesi. L’improvviso recupero del biglietto verde è comunque avvenuto, dopo sessioni all’insegna della debolezza, che avevano fatto da assist soprattutto alle quotazioni dell’oro. La virata si spiega con le dichiarazioni rilasciate nella giornata di ieri dall’esponente più dovish, dunque più colomba, del Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed -: James Bullard.

Bullard ha smontato le aspettative di un taglio dei tassi da parte della Fed, a luglio, di 50 punti base. Aspettative che, prima che parlasse, erano salite al 40% e che, dopo il suo discorso, si sono praticamente azzerate.

La delusione dei mercati è stata forte, se si considera che il banchiere ha anche smentito l’inizio, da parte della Fed, di un ciclo di politica monetaria espansiva, definendo piuttosto la mossa attesa a luglio un taglio di”insurance”, un taglio di garanzia, praticamente, garanzia che la Federal Reserve è disposta ad aiutare l’economia americana in caso di bisogno. Soprattutto, Bullard ha escluso una riduzione del costo del denaro di ben 50 punti base, precisando che la prospettiva di due tagli dei tassi entro la fine dell’anno cambierebbero la politica monetaria da “lievemente restrittiva” a “lievemente accomodante”, assicurando un “soft landing”, ovvero un atterraggio morbido.

Certo, le parole di James Bullard sono state dovish, se si considera che l’esponente del Fomc ha affermato che la crescita del Pil americano, relativa sia al secondo trimestre che alla seconda metà dell’anno appare più debole delle attese” e che “l’inflazione al di sotto del target (della Fed) è sorprendente”. Allo stesso tempo, “tagliare i tassi di 50 punti base a luglio sarebbe eccessivo”; detto questo “la curva dei rendimenti (dei Treasuries) potrebbe tornare alla normalità con tassi più bassi”.

L’effetto sul dollaro e su altri asset come l’oro è stato in ogni modo immediato: Il Dollar Index è salito a 96,176, in ripresa rispetto al minimo degli ultimi tre mesi, a 95,843 testato nella sessione di ieri. L’euro è sceso fino a $1,1367, in ritirata dal massimo in tre mesi testato a  $1,1412. Anche il cambio dollaro-yen ha recuperato terreno, salendo dai precedenti 106,77, minimi dal flash crash di gennaio, a 107,16.  Wall Street è scesa, così come, a fare dietrofront, è stato anche l’oro, reduce dal record in più di sei anni.

Il punto, si interrogano gli investitori, è che se il membro più colomba della Fed, ergo James Bullard, ritiene eccessivo un taglio di 50 punti base a luglio e non si azzarda a parlare neanche di inizio di una politica espansiva, cosa penseranno gli altri esponenti del Fomc?

In un certo senso la risposta l’ha riassunta, sempre ieri, in un intervento al Council on Foreign Relations, lo stesso numero uno della Fed, il presidente Jerome Powell: “Molti esponenti del Fomc intravedono ora maggiori presupposti per una politica monetaria più accomodante, ma allo stesso tempo non vogliono reagire in modo eccessivo a variazioni di singoli dati macro o ad oscillazioni del sentiment di breve termine”. Powell è stato più che chiaro, sottolineando la necessità di non reagire in modo eccessivo. Powell ha sferrato anche una critica nei confronti del presidente Donald Trump, rivendicando l’indipendenza della banca centrale americana.

“L’outlook della Fed rimane positivo, nonostante le maggiori incertezze”. Detto questo, c’è l’intenzione di “monitorare attentamente le informazioni e agire di conseguenza in modo appropriato, visto che le cose sono cambiate “in modo significativo” dallo scorso 1° maggio (riferimento all’escalation delle tensioni commerciali tra Usa e Cina). La domanda che ci dobbiamo porre è, dunque, la seguente: “Queste incertezze continueranno a pesare (sulla crescita)?”.

Powell si è detto pronto a intervenire, ma ha anche illustrato nel suo discorso i punti di forza dell’economia Usa, come le spese per consumi, che “continuano a confermarsi molto solide”. Allo stesso tempo, “abbiamo rilevato una debolezza nel settore manifatturiero di tutto il mondo”.