Notizie Notizie Mondo Brexit: Theresa May annuncia il suo addio. E Boris Johnson già spaventa la sterlina

Brexit: Theresa May annuncia il suo addio. E Boris Johnson già spaventa la sterlina

24 Maggio 2019 16:06

La leadership di Theresa May arriva al capolinea. La premier annuncia le proprie dimissioni, effettive a partire dal prossimo 7 giugno. Tra le lacrime, May ammette il proprio fallimento: non è riuscita a trasformare in realtà il voto che i britannici hanno dato quel giorno, che sembra ormai lontano anni luce, del 23 giugno del 2016.

Il suo Withdrawal Agreement, ovvero l’accordo sui termini del divorzio del Regno Unito dal blocco europeo, è stato bocciato da Westminster ben tre volte. I tentativi disperati di raggiungere un’intesa con i laburisti di Jeremy Corbyn sono falliti altrettanto miseramente. Il numero di Tories insoddisfatti della gestione di quella che è diventata una crisi Brexit è salito. Theresa May è rimasta sempre più sola. L’epilogo era diventato da parecchio tempo scontato.

A questo punto, Theresa May si dimetterà dalla carica di leader del Partito conservatore il prossimo 7 giugno, lasciando anche la premiership. Il processo per selezionare il nuovo leader inizierà la settimana successiva, il che significa che, in occasione della visita nel Regno Unito del prossimo 3 giugno del presidente americano Donald Trump, sarà lei a fare gli onori di casa.

Si scommette, nel mondo della politica britannica ma anche sui mercati, su Boris Johnson, ex sindaco di Londra ed ex ministro degli esteri nel governo della stessa Theresa May.

Ed è lui che fredda la sterlina, nel momento in cui afferma di ritenere che sia il caso di lasciare l’Unione europea il prossimo 31 ottobre (data a cui è stato esteso l’Articolo 50 da parte delle autorità di Bruxelles) in ogni caso.

Desidero una Brexit pragmatica, ma ci dobbiamo far trovare pronti all’eventualità di un no deal Brexit”.

La valuta britannica scende così al di sotto della soglia di 1,13 euro per la prima volta dal 21 gennaio scorso, capitolando al minimo in quattro mesi. Verso il dollaro, la sterlina recupera lievemente, attestandosi sopra $1,12660. Il valore rimane tuttavia vicino ai minimi del 2019.

Queste le dichiarazioni a caldo di Johnson, che viene dato tra i favoriti a prendere il posto di May:

“Lasceremo l’UE il prossimo 31 ottobre, che ci sia un accordo o no“. “Il modo migliore di ottenere un buon accordo è prepararci a un no-deal”, ha detto tra l’altro Johnson, nel corso di una conferenza economica in Svizzera, lasciando intendere che, sotto la sua guida, il Regno Unito sarà pronto a sfoderare l’arma del rincatto nei confronti di Bruxelles.

Occhio intanto ai commenti di alcuni analisti sulle dimissioni di Theresa May. Così Saker Nusseibeh, CEO di Hermes Investment Management:

“Purtroppo, questa conclusione era inevitabile; ma non significa che ci troviamo più vicini alla fine di questa incertezza. Il quadro politico britannico è lacerato dal dibattito animato degli ultimi tre anni e l’equilibrio del potere negoziale tra Regno Unito Unione europea resta invariato. Quel che è certo è che Westminster ha una strada lunga e impegnativa per ristabilire la sua reputazione presso la maggioranza degli elettori e il paese ha chiaramente bisogno di una leadership che guarisca le sue divisioni”.

Un commento viene rilasciato anche da Silvia Dall’Angelo, Senior Economist, Hermes Investment Management:

“La premiership di Theresa May è giunta alla fine della corsa, dopo quasi tre anni di tentativi di ricomporre un paese profondamente diviso. In questo periodo di difficoltà è giunta ad ammettere la cruda realtà della Brexit, le sue contraddizioni e i compromessi che essa implica. Alla fine il solo consenso che è riuscita ad ottenere è stato contro l’accordo che aveva concluso con l’UE, un compromesso che non è riuscito a soddisfare né Brexiteers né Remainers. Guardando al futuro, è improbabile che un nuovo leader possa condurre il paese più vicino a una soluzione del dilemma Brexit. Innanzitutto, l’aritmetica parlamentare non cambierebbe: mentre c’è una maggioranza contro una Brexit no-deal, non c’è accordo sulla via da seguire. Il rischio è che con il prossimo leader – molto probabilmente proveniente dall’ala euroscettica intransigente del partito Tory – le tensioni istituzionali tra esecutivo e Parlamento si intensificheranno, generando potenzialmente un panorama politico ancora più frammentato e disfunzionale. La prossima fase si tradurrà probabilmente in elezioni generali anticipate, ma sono possibili altri risultati, tra cui un secondo referendum e una “no-deal Brexit” (quest’ultimo è lo scenario di default ai sensi dell’attuale legislazione Brexit). In ogni caso, è improbabile che la situazione relativa alla Brexit si risolva presto, e l’incertezza persisterà, il che continuerà a pesare sulle prospettive economiche e sulle attività finanziarie del paese”.

Il dubbio cocente che si insinua nelle menti di diversi britannici diventa così il seguente: ‘il Regno Unito si ritroverà a rimpiangere Theresa May?’