Notizie Indici e quotazioni Azionisti a dieta di cedole per COVID-19? Non quelli di queste 65 società dai dividendi aristocratici

Azionisti a dieta di cedole per COVID-19? Non quelli di queste 65 società dai dividendi aristocratici

27 Agosto 2020 11:25

Per il mondo degli azionisti, l’ennesima conferma della dieta di dividendi a cui il Covid li ha costretti, è arrivata giorni fa con il Janus Henderson Global Dividend index, che ha dimostrato come, nel secondo trimestre del 2020, la crisi scatenata dalla pandemia abbia mandato in fumo, in tutto il mondo, cedole per un valore superiore ai $100 miliardi.

Il crollo dei dividendi è stato il più significativo dal 2009, anno in cui il mondo intero si trovò nel pieno della crisi finanziaria iniziata nel 2008. LEGGI il best e worst case scenario stilati da Janus Henderson.

Nel settore bancario-assicurativo, in realtà, il tonfo dei dividendi non è stato così sorprendente, soprattutto in Europa, se si considera l’altolà alle cedole che è stato raccomandato dalla Bce, che di recente ha deciso tra l’altro di prorogare lo stop fino al 1° gennaio 2021.

Detto questo, la buona notizia è che ci sono alcune società che sono riuscite a reggere alla crisi COVID-19 e che non hanno tagliato le cedole.

Sono società speciali, che erogano quelli che, nel mondo della finanza, vengono definiti “dividendi aristocratici”, e che sono quotate in un indice ad hoc: lo S&P500 Dividend Aristocrats, indice che include 65 gruppi che hanno aumentato i loro dividendi negli ultimi 25 anni.

Di questi, nessuno si è azzardato ad azzerare o tagliare le remunerazioni agli azionisti. Questo, a fronte delle componenti dell‘indice benchmark S&P 500, di cui 63 aziende hanno sospeso o ridotto per il 2020 i loro dividendi. Di queste 63, inoltre, 56 hanno assistito a cali considerevoli delle loro quotazioni, dall’inizio del 2020, a doppia cifra percentuale (con i dividendi reivestiti), con 49 che hanno visto le azioni precipitare di almeno il 20%.

Allo stesso tempo, non tutte le società che hanno continuato a premiare i loro azionisti anche in tempi di crisi-COVID hanno potuto vantare buone performance dei loro corsi azionari. Tra i 65 componenti dello S&P 500 Dividend Aristocrats Index (ticker SP50DIV), i rialzi e i ribassi sono stati infatti ben equilibrati nel corso di quest’anno, con 33 azioni salite dall’inizio del 2020 fino al 21 agosto.

L’indice S&P 500 Dividend Aristocrats Index è sceso inoltre del 2,4%, a fronte del rialzo del 6,5% messo a segno dallo S&P 500. Ma in questo caso, la migliore performance si spiega con l’incidenza dei titani hi-tech che dominano il listino. Si tratta dei considdetti “Big Tech”, espressione con cui si intendono i titoli FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google) insieme a Microsoft.

I magnifici sei hanno un peso significativo sullo S&P 500: il gruppo FAANG-Microsoft ha, di fatto, una capitalizzazione di mercato di $7,24 trilioni facendo la fortuna del listino, che è cap-weighted (ovvero è un indice che assegna a ogni titolo una ponderazione in base alla capitalizzazione del titolo medesimo).

Tuttavia, se quest’anno il trend dei Magnifici 6 ha deciso, praticamente, la performance dello S&P 500, negli anni passati è stato il gruppo delle società che erogano dividendi aristocratici a fare meglio.

Di seguito, la lista delle società ‘aristocratiche’, stando alla tabella riportata dal sito Marketwatch.com: