Notizie Indici e quotazioni AIE taglia ancora outlook domanda petrolio su timori economia. Indice Morgan Stanley conferma incubo recessione

AIE taglia ancora outlook domanda petrolio su timori economia. Indice Morgan Stanley conferma incubo recessione

14 Giugno 2019 11:55

L’Agenzia Internazionale dell’Energia AIE (in inglese International Energy Agency, IEA) ha rivisto al ribasso le stime sulla domanda globale di petrolio per il secondo mese consecutivo. La decisione è stata motivata con l’escalation delle tensioni commerciali che si sta manifestando in un contesto in cui si intensificano i timori sull’avvento di una recessione mondiale.

A tal proposito, un indicatore stilato dagli analisti di Morgan Stanley ha appena sofferto un calo record. Si tratta del Morgan Stanley Business Conditions Index che, nel mese di giugno, ha segnato un ribasso di 32 punti, scendendo a 13 punti dai 45 punti di maggio.

Il dato non fa altro che alimentare quelle preoccupazioni su una recessione imminente che stanno assillando economisti e operatori di mercato da diverso tempo.

Riguardo al trend dei prezzi del petrolio, il WTI scambiato a New York scende dello 0,30%, viaggiando appena al di sopra della soglia di $52 al barile, mentre il Brent è quasi piatto, ma negativo, resistendo sopra quota $61. La performance segue il rally poderoso segnato ieri dalle quotazioni di petrolio crude, a seguito della notizia delle due navi petroliere attaccate nel Golfo dell’Oman. Da segnalare che i prezzi del petrolio avevano messo a segno nei primi quattro mesi del 2019 un balzo +45%. Ora, ai livelli attuali, sono in calo di oltre -15% dall’inizio di aprile.

Tornando al rapporto dell’AIE, c’è da dire che, negli ultimi mesi, l’agenzia si è concentrata più sul deterioramento della crescita della domanda, che non sui rischi che riguardano il lato dell’offerta di petrolio, rappresentati dal timore che i tagli alla produzione decisi dall’Opec vengano prima o poi interrotti e, anche, dalle sanzioni americane contro l’Iran e il Venezuela.

Lo ha confermato la stessa organizzazione con sede a Parigi. “Fino a poco fa, l’attenzione sta stata focalizzata sull’offerta e sulla lista ormai conosciuta delle incertezze – Iran, Venezuela e Libia – e sull’accordo di Vienna (dei paesi Opec). Questi fattori hanno spinto i prezzi del Brent al di sopra della soglia di 70 dollari all’inizio di aprile, on i valori che si sono mantenuti su quella soglia fino alla fine di maggio. Ora, il focus principale è sulla domanda di petrolio, in un contesto in cui il sentiment economico si sta indebolendo”.

L’AIE ha di conseguenza reso noto di prevedere per quest’anno un rallentamento della crescita della domanda di petrolio a 1,2 milioni di barili al giorno. Il recupero dovrebbe avvenire nel 2020, con un aumento a 1,4 milioni di barili al giorno.

L’organizzazione ha citato diversi motivi per la debolezza dell’outlook relativo ai consumi di petrolio: tra questi, il caldo inverno in Giappone, l’indebolimento dell’industria petrolchimica in Europa, la domanda tipeida negli Stati Uniti di diesel e benzina e il peggioramento dell’outlook sul commercio.

E di fatto, tornando all’indicatore di Morgan Stanley, il quadro che emerge dalla sua analisi è tutto fuorché confortante, se si considera che l’indice, oltre ad aver sofferto un calo record, è anche precipitato al minimo dalla crisi finanziaria globale del 2008.