Notizie Notizie Mondo Russia: Trump non annuncia (per ora) nuove sanzioni. Ma sale paura bond russi, BlackRock sull’attenti

Russia: Trump non annuncia (per ora) nuove sanzioni. Ma sale paura bond russi, BlackRock sull’attenti

17 Aprile 2018 10:11

Sorpresa positiva per la Russia: il Washington Post ha riportato infatti che il presidente americano Donald Trump ha rinunciato ad annunciare nuove sanzioni economiche contro il paese, dopo quelle dello scorso 6 aprile, che hanno innescato un potente sell off sugli asset finanziari russi. Immediata la reazione del rublo che è balzato al massimo intraday, salendo fino a +1,3% a 61,23 per dollaro.

I mercati erano in attesa di nuove sanzioni, dopo che nella giornata di domenica Nikki Haley, ambasciatrice Usa all’Onu, aveva parlato dell’arrivo di ulteriori misure punitive contro Mosca.

L’annuncio di Trump non c’è stato, dunque. Tuttavia, nessuno è pronto a giurare sul fatto che la minaccia sia effettivamente rientrata. Tant’è che, secondo il quotidiano RBC, il governo russo si starebbe preparando a fronteggiare già il rischio.

Rischio che per esempio gli Stati Uniti decidano di imporre limiti agli acquisti del debito sovrano, dunque dei titoli di stato russi. Mosca starebbe pensando nel frattempo di ricorrere ad alcune banche per salvare le aziende che sono finite nel mirino delle sanzioni, e il cui valore di mercato è stato pesantemente affossato dalle vendite in Borsa.

Era stato lo stesso ministro delle Finanze Anton Siluanov, lo scorso 11 aprile, a dire che la banca Promsvyazbank avrebbe potuto erogare fondi di emergenza, a favore del colosso dell’alluminio Rusal controllato dall’oligarca Oleg Deripaska.

Il danno è stato tuttavia già fatto.

Stando a quanto riporta Bloomberg, le azioni e i bond russi sono, insieme al rublo, tra gli asset che quest’anno hanno fatto peggio. Motivo: l’escalation delle tensioni tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Russia di Vladimir Putin, acuita di recente con il presunto attacco chimico sferrato dal governo di Assad a Douma, in Siria.

L’attacco ha provocato l’ira di Trump, che la scorsa settimana ha accusato la Russia e l’Iran di sostenere il governo siriano, preannunciando l’arrivo dei missili in Siria. Così è stato, nella notte americana tra il 13 e il 14 aprile. I bombardamenti sono avvenuti tuttavia con una precisione chirurgica, colpendo i siti dell’arsenale di Assad; e tale fattore ha fatto rientrare le ansie degli investitori, così come anche la decisione di Putin di limitarsi a condannare l’attacco, senza rispondere militarmente.

Detto questo, diversi sono i gestori dei fondi che stanno prendendo le distanze dagli asset russi, se non altro per il cosiddetto rischio reputazionale. Mentre, sempre stando a quanto riporta Bloomberg, società come GAM hanno fatto ricorso alla logica del buy on dip, e gruppi come Capital Economics hanno ricordato che i fondamentali economici del paese sono buoni, gestori come AllianceBernstein e BlackRock hanno ammesso chiaramente di temere danni potenziali alle loro reputazioni e il rischio di future sanzioni.

In particolare Gerardo Rodriguez, money manager di BlackRock, ha ammesso che i fondamentali della Russia appaiono appetibili, aggiungendo tuttavia di essere cauto, a causa della difficoltà di riuscire a prevedere quali saranno i prossimi oligarchi e le prossime aziende a essere colpiti dalle sanzioni, in futuro.

Da segnalare che BlackRock è il principale detentore straniero del debito russo, stando ad alcuni dati che sono stati compilati da Bloomberg.

“Quando si tratta dei rapporti con la Russia, la strategia degli Stati Uniti non è chiara. E ciò rende difficile valutare il rischio di nuove sanzioni o di altre iniziative”, ha detto Rodriguez.

Sulla stessa linea Shamaila Khan, direttore della divisione del debito dei mercati emergenti presso AllianceBernstein, che si è riferita alla categoria del Tesoro Usa nota come “Specially Designated Nationals”. Si tratta praticamente di una lista nera, che include individui e aziende i cui asset sono stati bloccati dagli Stati Uniti, e che pertanto vengono classificati con la sigla SDN. In generale, in questi casi, alle aziende americane è vietato fare affari con loro:

“Siamo molto cauti sul debito corporate della Russia, visto che riteniamo che il mercato non abbia ancora scontato a pieno l’aumento del rischio collegato alle sanzioni, così come le serie implicazioni della designazione SDN”, ha affermato Khan.

Con le sanzioni dello scorso 6 aprile l’America di Donald Trump ha accusato gli oligarchi russi di trarre profitto dalle attività presunte con cui Putin starebbe cercando di destabilizzare l’Occidente e anche di essere coinvolti nei tentativi russi di interferire con le elezioni degli Stati Uniti nel 2016.

In tutto, le misure punitive degli Stati Uniti contro la Russia hanno colpito sette oligarchi, 12 aziende che possiedono o controllano e 17 alti funzionari governativi russi.

I nomi erano già presenti nella lista nera Kremlin Report, che era stata stilata per l’appunto a fine gennaio dal Tesoro Usa.

TREND ASSET RUSSI

Oggi la Russia è, per l’appunto, da buy. La decisione dell’amministrazione Trump di rimandare le sanzioni economiche – che avrebbero dovuto, almeno secondo l’ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley, essere annunciate ieri – riporta gli investitori sugli asset finanziari del paese.

Il premio richiesto dagli investitori per detenere il debito russo (in dollari) piuttosto che i Treasuries Usa scende di 12 punti base, a 221 punti base. Acquisti dunque sui bond russi, con i tassi decennali che scendono di otto punti base al 7,42%.

Dai dati di IHS Markit emerge inoltre che i cds a cinque anni arretrano di 8 punti base dai 138 punti base della chiusura di lunedì.

Alla borsa di Mosca, l’indice MOEX balza dell’1,8%, sostenuto in particolare dai rally della banca Sberbank e del gruppo minerario Norilsk Nickel.