Notizie Valute e materie prime Oro ancora debole, sta alla finestra su timori guerra commerciale

Oro ancora debole, sta alla finestra su timori guerra commerciale

11 Luglio 2018 12:03

Le ultime notizie arrivate dal fronte dazi non sostengono le performance dell’oro che continua a mostrarsi debole. Una debolezza che si conferma nell’andamento delle quotazioni odierne, con il metallo prezioso che cede circa lo 0,38% a 1250,40 dollari l’oncia (minimo intraday in area 1.249,40), mantenendosi lontano dai livelli raggiunti a gennaio quando ha superato la soglia di 1.360 dollari l’oncia. L’oro non si sta di fatto “comportando” da bene rifugio con l’acuirsi dei timori di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Neppure di fronte all’ultimo annuncio arrivato nella notte dalla Casa Bianca su nuovi dazi alla Cina per un valore di 200 miliardi di dollari. Con la Cina che ha promesso ritorsioni contro gli States in risposta alle nuove tariffe doganali, definite inaccettabili e dannose non solo per la Cina ma anche per la stessa economia americana.

Sembra che ci sia poco appetito per questo asset al momento, nonostante il calo dei mercati azionari, generato dai timori legati alle tariffe statunitensi e alle ritorsioni cinesi”, commenta Carlo Alberto De Casa, capo analista di ActivTrades, che indica, “a livello tecnico, il primo target ribassista a 1,237/1.240. Un impulso positivo è probabile solo se viene superata la soglia di 1,260“.

 

Oro, tra 1.200 e 1300 nei prossimi mesi

PERCHE’ L’ORO NON AGISCE DA BENE RIFUGIO. All’oro ha dedicato un approfondimento anche Union Bancaire Privée (UBP). “Malgrado la predominante incertezza circa la possibilità di una guerra commerciale che potrebbe inasprirsi, l’oro è stato sotto pressione da metà giugno. Il metallo giallo, infatti, non sta assolutamente agendo da bene rifugio, come invece dovrebbe fare in tempi di incertezza politica ed economica“, afferma Névine Pollini, equity analyst di UBP, spiegando che il motivo alla base di questo trend sta nel fatto che “le attuali misure protezionistiche sono messe in ombra da preoccupazioni relative a tassi in rialzo a livello globale in risposta allo slancio della crescita che, seppur moderato, è ancora in aumento”. Secondo l’analista anche l’allentamento delle tensioni geopolitiche, con Trump e Kim Jong-un che hanno firmato un accordo per la totale denuclearizzazione della Corea del Nord, è una motivazione che ha contribuito a tenere a freno l’oro.

FRONTE ECONOMICO. Se si osserva lo scenario macroeconomico, la maggior parte dei dati suggerisce che l’attività statunitense sta centrando tutti i suoi obiettivi, sulla scia di un mercato del lavoro più forte, della riforma fiscale di Trump e degli stimoli fiscali. Il PCE core (l’indice dei prezzi basato sulla spesa al consumo personale), indicatore privilegiato dalla Fed per misurare l’inflazione perché meno soggetto a forti oscillazioni, ha raggiunto per la prima volta in sei anni il target del 2%. I futures sui Fed Funds stanno ormai scontando una probabilità del 75% di un rialzo a settembre e di un altro a dicembre. “Tutte queste statistiche positive, insieme all’indicazione della Bce di voler lasciare più a lungo del previsto i tassi di interesse europei invariati, hanno spinto il dollaro a salire a un massimo da undici mesi, lasciando così l’oro senza alcuna possibilità”, sottolinea l’esperta di Union Bancaire Privée, secondo la quale a pesare sull’oro c’è un’altra questione: un significativo rallentamento della domanda fisica. “La richiesta ridotta di metallo giallo da parte della Cina, il più grande consumatore di oro al mondo, è dovuta alla svalutazione dello yuan in risposta allo stallo commerciale del Paese con gli Stati Uniti e a dati cinesi deludenti che hanno sollevato timori di un rallentamento”, spiega Pollini che ricorda che l’oro è stato anche colpito dai deflussi dagli Etf. Le posizioni sull’oro del fondo Spdr Gold Etf sono ormai ai minimi da agosto 2017, il che mostra una totale assenza di interesse per il metallo giallo da parte degli investitori.

LE PROSPETTIVE.L’oro potrebbe continuare il suo trend al ribasso qualora si dovesse raggiungere un accordo commerciale prima che il conflitto si intensifichi trasformandosi in una disputa più accesa e più dannosa – affermano da Union Bancaire Privée -. Il presidente Trump ha dei precedenti nel prendere posizioni estreme per poi muoversi invece in direzione di una negoziazione, per cui potrebbe accettare un compromesso dell’ultimo minuto. Manteniamo pertanto un outlook prudente sull’oro, che secondo noi nei prossimi mesi rimarrà probabilmente in un range tra i 1.200 e i 1.300 dollari“.

UNA SPINTA DA UN RIMBALZO TECNICO. C’è infine un’ulteriore questione da valutare nell’analisi delle quotazioni dell’oro. Per Névine Pollini, l’oro potrebbe ricevere una spinta da un rimbalzo tecnico, con gli asiatici che, in cerca di occasioni, potrebbero riapparire una volta che avranno la sensazione che questo metallo prezioso avrà toccato veramente il fondo. “Inaspettatamente, malgrado i dati statunitensi robusti e la recente impennata del dollaro, i rendimenti Usa hanno riportato un calo – segnala l’analista -. Questo trend probabilmente riflette le previsioni di un incremento dei tassi della Fed meno aggressivo delle attese che si potrebbe verificare qualora la guerra commerciale dovesse risultare peggiore del previsto; ciò potrebbe porre fine al declino dell’oro”.