Notizie Notizie Mondo Crisi Turchia: nuovo tracollo della lira, sale tensione tra Erdogan e Trump

Crisi Turchia: nuovo tracollo della lira, sale tensione tra Erdogan e Trump

10 Agosto 2018 15:08

Turchia sotto i riflettori con la crisi economica dietro l’angolo. Oggi la lira sprofonda a nuovi minimi arrivando a cedere fino ad oltre il 14% sul dollaro dopo l’annuncio di Trump di aumenti delle tariffe su acciaio e alluminio per Ankara.

Cosa ha scatenato la crisi turca

A pesare sui mercati e a scatenare il sell-off le crescenti preoccupazioni in merito alla cattiva gestione dell’economia del paese, all’influenza sempre più pesante del premier Erdogan sulle scelte di politica monetaria a cui si accompagna l’aumento delle tensioni con gli Stati Uniti generate dal caso della detenzione ad Ankara del pastore americano Andrew Brunson. Nei giorni scorsi il governo non ha fatto alcuna dichiarazione e in molti hanno invocato un intervento del Fondo Monetario Internazionale per salvare il paese. Oggi l’alert arrivato direttamente dalla Bce, come scrive il Financial Times, preoccupata dal rischio contagio della crisi turca sulle banche europee tra cui l’italiana Unicredit. E i mercati si sono ancora più innervositi dopo le ultime parole del premier Erdogan che ha fatto sfoggio del suo tipico atteggiamento sprezzante.

Le dichiarazioni di Erdogan e il tweet di Trump

“La Turchia non perderà la guerra economica” ha detto Erdogan parlando alla televisione di stato Trt. “Con l’aiuto di Dio, supereremo le catastrofi e otterremo il successo nella guerra economica”. Uno sprezzante Erdogan ha affermato che il dollaro non bloccherà il percorso della Turchia, e definito quello contro il crollo della lira come uno “sforzo nazionale”. “Se loro hanno il dollaro, noi abbiamo il nostro popolo, il nostro Dio” ha continuato.
Parole quelle di Erdogan che non hanno fatto bene alla lira che continua a scivolare giù nei confronti del dollari per arrivare a cedere da inizio anno un terzo del proprio valore. E’ la prima volta che il presidente turco commenta pubblicamente l’andamento della valuta locale e si attendono altri due discorsi nel pomeriggio.

In questa situazione convulsa un tweet del presidente americano Donald Trump ha nuovamente fatto crollare la lira ora al 14% contro il biglietto verde. “Ho appena autorizzato un raddoppio delle tariffe su acciaio e alluminio per quanto riguarda la Turchia in seguito al fatto che la loro moneta, la lira turca, scivola rapidamente verso il basso contro il nostro dollaro molto forte! L’alluminio sarà ora al 20% e l’acciaio al 50%. Le nostre relazioni con la Turchia non sono buone in questo momento!”.

Il commento dell’analista

“Il perdurare di tale politica di inattività può continuare ad esercitare pressioni al ribasso sulla Lira turca e sugli asset associati”. Così Salman Ahmed, Chief Investment Strategist e Jamie Salt, Analyst di Lombard Odier IM in merito allo scenario macroeconomico attuale in cui si trova la Turchia.

“La nostra opinione sulla Turchia è negativa dall’inizio dell’anno: quando, cioè, il mancato intervento della Banca Centrale della Repubblica di Turchia (CBRT), dinanzi al surriscaldamento dell’economia alimentato dal debito, ha iniziato ad esercitare pressioni al ribasso sulla Lira turca e sugli asset associati” – dice l’esperto che continua – “Alla fine di gennaio, la Lira turca scambiava a 3,75 contro il dollaro, mentre l’inflazione si attestava al 10,35%: oltre il doppio dell’obiettivo a lungo termine del 5% fissato dalla Banca Centrale. Il rincaro dei prezzi del petrolio ha aggravato le pressioni inflazionistiche e il disavanzo delle partite correnti. L’inflazione IPC si attesta ora al 15% e l’IPP al 25%, mentre i rendimenti sovrani a 10 anni hanno toccato per la prima volta quota 20%. Ora la Lira si è deprezzata di circa il 40% nei confronti del dollaro USA, attestandosi (al momento della stesura della presente relazione) intorno a 5,3. Nei prossimi mesi, le attuali tendenze vedranno probabilmente la Lira diventare la moneta dei mercati emergenti con la peggior performance da inizio anno”.

Secondo l’eseprto ci saranno conseguenze sugli investimenti; in particolare il perdurare di tale politica di inattività si stima possa continuare ad esercitare pressioni al ribasso sulla Lira turca e sugli asset associati. “La natura convulsa degli eventi” – contionua l’anaòlista – “sta causando una sotto-performance degli asset turchi rispetto ad altri mercati emergenti. Il settore finanziario turco appare particolarmente vulnerabile alla luce dell’incombente necessità di rifinanziamento e delle ingenti passività in valuta estera delle imprese turche”.
Da qui l’unica strada per Ankara è quella di rivolgersi all’FMI o cercare un altro sostegno esterno. “In caso contrario, le misure di controllo di capitale sembrano essere l’unica possibilità”.