Notizie Notizie Mondo Alan Greenspan boccia riforma fiscale Trump: farà molto poco per la crescita e rischierà di far schizzare l’inflazione

Alan Greenspan boccia riforma fiscale Trump: farà molto poco per la crescita e rischierà di far schizzare l’inflazione

6 Dicembre 2017 16:32

La riforma fiscale di Donald Trump farà molto poco per sostenere la crescita dell’economia reale degli Stati Uniti: piuttosto, il suo effetto rischia di essere un aumento pericoloso dell’inflazione. L’avvertimento arriva da Alan Greenspan, ex presidente della Federal Reserve, nel periodo compreso dal 1987 al 2006.

Da quando ha lasciato le redini della Banca centrale americana, alla vigilia dell’esplosione della crisi dei mutui subprime, Greenspan ha lanciato diversi avvertimenti.

Nel corso di un’intervista rilasciata alla Cnbc, oggi l’ex timoniere della Fed è tornato a parlare, gelando tutti gli investitori che si sono posizionati finora sull’azionario scommettendo sull’arrivo del bazooka fiscale, tanto sbandierato da Trump nei giorni infuocati della campagna elettorale.

Greenspan ha avvertito che gli Usa “si sono cacciati in una situazione fiscale terribile”.

L’amministrazione, ha continuato, “propende per un taglio delle tasse e della spesa pubblica, ma sta agendo nell’ordine sbagliato. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è di concentrarci assolutamente sulla riduzione del debito“.

La preoccupazione è sugli squilibri che il piano di Trump potrebbe creare:

“Ci troviamo in una fase – ha continuato – in cui, se niente verrà cambiato, passeremo dalla stagnazione alla stagflazione, caratterizzata da un aumento significativo dell’inflazione e da uno squilibrio importante nell’economia, che è molto difficile riuscire ad anticipare in questo momento”. 

Certo, “l’outlook non è esattamente entusiasmante”.

L’allarme di Greenspan contrasta non poco con le previsioni rosee della Casa Bianca. L’amministrazione Trump stima infatti che la riforma fiscale, unita alla deregulatiom e all’aumento della spesa per le infrastrutture, garantirà una crescita del Pil Usa di almeno il 3%. Da segnalare che nel secondo e terzo trimestre di quest’anno, l’espansione è stata pari a +3,1% e +3,3%.

L’ex numero uno della Fed non intravede grandi motivi per essere fiduciosi. L’impatto sulla crescita, sottolinea, sarà molto contenuto”.

Anche perchè, “ricordatevi che i tagli alle tasse aumentano allo stesso tempo il deficit. E tutti i parametri di econometria che ho esaminato nel corso degli anni mi hanno fatto comprendere che, quando il deficit cresce, aumenta la domanda di finanziamenti e si toglie spazio agli investimenti nel capitale”.

Ma il punto è che “gli investimenti in capitali sono un elemento statistico chiave nella determinazione di quanto viene prodotto all’ora, ovvero nella determinazione della produttività”.