Notizie Notizie Italia Tim: cda chiave su scontro governance, analisti vedono tre possibili scenari

Tim: cda chiave su scontro governance, analisti vedono tre possibili scenari

11 Gennaio 2019 15:05

Vivendi, primo azionista di Tim con una quota di quasi il 24%, è pronto ad un nuovo faccia a faccia con Elliott per tentare un nuovo ribaltone nella maggiore tlc italiana. Lunedì 14 gennaio tornerà a riunirsi il cda di Tim per deliberare in merito alla revoca di cinque amministratori nominati nella lista del fondo attivista Elliott (Fulvio Conti, Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Dante Roscini e Paola Giannotti de Ponti) e la nomina altri cinque proposti da Vivendi (Franco Bernabè, Rob van der Valk, Flavia Mazzarella, Gabriele Galateri di Genola e Francesco Vatalaro).

Una data importante, quindi, per decidere le sorti di Telecom Italia. Gli analisti di Fidentiis descrivono tre scenari diversi in base ai possibili esiti del cda del 14 gennaio. Nel primo caso, scrivono gli esperti, “il board accoglie la richiesta di Vivendi e pubblica l’avviso di convocazione dell’assemblea degli azionisti per il 14 febbraio 2019, il primo giorno disponibile ammesso che l’avviso sia pubblicato il 14 gennaio”.

Il gruppo francese ha però il timore che il cda convochi un’assemblea molto più in là rispetto alla prima data utile (che sarebbe quella di metà febbraio visto che serve un preavviso di 30 giorni) o addirittura non ne convochi nessuna ritenendo che basti quella già fissata per approvare i risultati al 31 dicembre 2018 in agenda l’11 aprile. Secondo il Codice Civile, l’assemblea va convocata senza indugio qualora lo richieda un’azionista con più del 5% (e Vivendi ha quasi il 24%).

Questo è quello che descrive anche Fidentiis come un altro possibile scenario. “Il cda accetta la richiesta di Vivendi ma decide di rinviare la votazione all’assemblea generale (quella dell’11 aprile per l’approvazione dei risultati dell’esercizio 2018), che potrebbe essere anche anticipata alla fine di marzo”.

Il terzo e ultimo caso, scrivono gli analisti, è quello in cui il cda respinge la richiesta di Vivendi. “A questo punto, il gruppo francese potrebbe decidere di appellarsi al tribunale italiano contro tale decisione per ottenere la convocazione di un’assemblea generale anticipata. In caso di insuccesso, Vivendi potrebbe chiedere l’integrazione dell’ordine del giorno dell’assemblea generale con una richiesta analoga a quella che ha appena presentato al cda per votare in merito alla revoca di cinque amministratori”, argomenta il broker.  

 

Vivendi mette già le mani avanti

In questi pochi giorni prima del cda la media company transalpina ha già puntato il dito contro Elliott, accusando i membri del cda di Tim, appartenenti alla lista del fondo attivista, di mettere in campo altre “tecniche dilatorie” dopo quella del consiglio del 21 dicembre convocato per analizzare la correttezza delle richieste dei francesi, ma che non ha portato a nessuna decisione.

È già stato perso un mese di tempo, da quando il consiglio del 14 dicembre ha ricevuto la richiesta di Vivendi di convocare un’assemblea degli azionisti, con una nuova riunione il 21 dicembre dopo la quale ha dichiarato che avrebbe iniziato l’analisi per arrivare alla nuova riunione il 14 gennaio”. Sono le parole del portavoce di Vivendi riportare da Radiocor.

Dal 4 maggio, data dell’assemblea che ha segnato il ribaltone a favore di Elliott con la nomina di 10 consiglieri su 15, “il titolo di Tim ha perso oltre il 40%. In gran parte, “questo è il risultato delle promesse non mantenute da Elliott e dai suoi membri del consiglio di amministrazione che continuano a tergiversare e perdere tempo”. Infine “la profonda instabilità del management e la mancanza di qualsiasi linea guida sulla nuova strategia aziendale a seguito dell’estromissione di Amos Genish continuano a contribuire a questi pessimi risultati”.

Si ricorda infine che, al di là della battaglia sulla governance della compagnia telefonica, il dossier più importante è quello della rete, con Vivendi che non intende “liberarsene”, mentre Elliott spinge sullo scorporo anche per un’eventuale fusione degli asset di rete Tim-Open Fiber.