Notizie Notizie Italia Sofferenze nette delle banche giù del 57% dai massimi, ma alla Bce non basta

Sofferenze nette delle banche giù del 57% dai massimi, ma alla Bce non basta

15 Gennaio 2019 15:16

In 23 mesi le sofferenze nette delle banche si sono ridotte di quasi il 57%. A renderlo noto l’Abi secondo cui a novembre 2018 le sofferenze al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse si sono attestate a 37,5 miliardi di euro, un valore inferiore rispetto ai 38,3 miliardi del mese precedente e in forte calo, a -49,3 miliardi, rispetto al dato di dicembre 2016 quando si sono attestate a 86,8 miliardi. Rispetto al livello massimo delle sofferenze nette, raggiunto a novembre 2015 (88,8 miliardi), la riduzione è di oltre 51 miliardi, pari a circa il 57,7%.

Il Rapporto dell’Abi sulla raccolta e i prestiti bancari che mette in buona luce gli istituti bancari sul tema sofferenze arriva mentre Il Sole 24 Ore, dopo il caso Mps, riporta di ulteriori lettere che la Bce avrebbe inviato alle banche italiane. In esse, nonostante i progressi riconosciuti per lo smaltimento, emerge nuovamente il peso dei crediti deteriorati che continuano ad affossare il comparto bancario. Secondo quanto ricostruito dal quotidiano di Confindustria, la Vigilanza europea nelle missive auspica la svalutazione graduale, ma integrale, delle sofferenze, al più tardi entro il 2026. In buona sostanza, le banche italiane hanno sette anni di tempo per svalutare al 100% gli NPL. “Ogni banca avrà una propria ‘deadline’ temporale, che sarà funzione dello stato di salute e del peso degli NPL in portafoglio. Ma per tutti gli istituti italiani (ed europei) – si legge sul Sole – l’aspettativa della Banca centrale europea è univoca: gli istituti sono chiamati ad aumentare le coperture fino a svalutare integralmente lo stock di crediti deteriorati in un arco pluriennale predefinito, orizzonte che mediamente si aggirerà attorno al 2026″. Il governo commenta tramite il vicepremier Matteo Salvini che parla di nuovo attacco della vigilanza Bce al sistema bancario italiano e a Mps. Secondo il leghista tutto ciò “dimostra ancora una volta che l’Unione Bancaria, voluta dalla Ue e votata dal Pd, non solo non ha reso più stabile il nostro sistema finanziario, ma causa instabilità, colpendo i risparmi dei cittadini e un sistema bancario, come quello italiano, che aveva retto meglio di tutti alla grande crisi finanziaria del 2008″.

A Piazza Affari la notizia ha pesato su tutto il comparto bancario con Ubi e Banco Bpm che perdono il 7% circa, indicate dagli analisti di Mediobanca come le più colpite dalla stretta della Bce sugli Npl.