Notizie Notizie Mondo Senza sì Consiglio Ue a richiesta May sarà Hard Brexit tra 4 giorni. Sterlina a minimo in una settimana

Senza sì Consiglio Ue a richiesta May sarà Hard Brexit tra 4 giorni. Sterlina a minimo in una settimana

8 Aprile 2019 15:10

Grande attesa per la riunione di emergenza sulla Brexit che il Consiglio europeo terrà dopodomani, mercoledì 10 aprile. I leader europei dovranno decidere se rinviare o meno la data sul divorzio degli UK dal blocco europeo, già spostata una volta da quella del 29 marzo precedentemente fissata, al 12 aprile.

L’impossibilità di trovare un accordo a Westminster sull’intesa sulla Brexit che Theresa May ha raggiunto lo scorso novembre con Bruxelles ha costretto la premier a inviare una lettera al presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, per chiedere una nuova estensione fino al 30 giugno. 

Nulla è scontato, vista l’insofferenza di Bruxelles per il protrarsi dell’impasse: insofferenza che vede protagonista soprattutto la Francia di Emmanuel Macron, che starebbe facendo pressioni agli altri leader europei affinché rispondano all’ennesima richiesta di estensione dell’Articolo 50 della premier britannica, ponendo dure condizioni politiche al Regno Unito.

Così il ministro francese degli Affari esteri Jean-Yves Le Drian ha spiegato la posizione del presidente Macron:

“Non possiamo vivere un processo sulla Brexit infinito. Sia il governo che il Parlamento UK devono comprendere che l’Unione europea non può sprecare per sempre il suo tempo, sopportando i capricci della politica interna del Regno Unito”.

Anche per questo, la premier May si appresta a volare a Parigi e Berlino, sperando di ricevere l’assist di Francia e Germania.

Se Bruxelles dovesse dire di no all’appello della premier, il Regno Unito uscirebbe dall’Ue esattamente tra 4 giorni, ovvero il prossimo 12 aprile, esattamente alle ore 23 locali. Si concretizerebbe il worst case scenario, ovvero il no-deal Brexit o, anche, Hard Brexit. 

Corsa contro il tempo da parte della premier, che si sta affannando, anche, a trovare un compromesso con i laburisti di Jeremy Corbyn.

La sterlina sconta tutta l’incertezza della situazione, anche se riesce a tenersi a galla nei confronti del dollaro. La valuta oscilla comunque al minimo in una settimana: non solo la Francia, ma anche l’Olanda ha espresso dubbi sulla richiesta di May di posticipare ulteriormente la data sulla Brexit. Nei confronti del dollaro, la sterlina è dunque è piatta a $1,3048, mentre il cambio EUR-GBP è in crescita dello 0,30% circa a GBP 0,8631.

Intanto una nota di DWS così commenta l’impatto che il divorzio potrebbe avere sull’economia UK:

“Le notizie sulla morte dell’economia UK potrebbero rivelarsi molto esagerate. Ma la Brexit ha avuto delle conseguenze, come mostra il nostro “grafico della settimana”. L’altro giorno, l’editorialista del New York Times Thomas L. Friedman ha commentato che il Regno Unito “è un paese che è determinato a commettere un suicidio economico ma non riesce nemmeno a essere d’accordo su come uccidersi”.Bene, anche se dolorosamente lento, il processo decisionale a Londra sembra stia arrivando alle condizioni e pare stia aumentando la probabilità che il dramma Brexit possa avere una fine pragmatica. Quindi, potrebbe osservare Mark Twain, le notizie sulla morte dell’economia del Regno Unito potrebbero rivelarsi molto esagerate. L’assenza di sofferenze economiche finora potrebbe aiutare a spiegare il complicato percorso per arrivare ad un risultato ragionevole. In effetti, l’economia del Regno Unito continua a presentare tassi di disoccupazione piuttosto bassi. Secondo Eurostat, solo il 3,8% della forza lavoro britannica è senza lavoro. Utilizzando lo stesso parametro, in Europa stanno meglio solo la Germania e i Paesi Bassi. Per la Francia, il dato è all’8,8%, due volte il livello del Regno Unito, mentre Spagna e Italia registrano numeri a due cifre. Con il senno di poi, le previsioni apocalittiche di un crollo del Regno Unito dopo l’esito del voto del referendum nel giugno 2016 si sono rivelate sbagliate. Allora, possiamo essere tentati di chiederci, dove sono le sofferenze?”.

“Uno sguardo alla spesa per gli investimenti, tuttavia, rivela una evoluzione preoccupante – continuano gli analisti di DWS – Dopo il referendum, gli investimenti fissi lordi UK sono quasi flat (piatti), come mostra il nostro “grafico della settimana”.

 

DWS fa notare insomma, che “rispetto a Germania, Francia Italia, il Regno Unito è sceso dall’alto al basso. Al netto dell’inflazione, gli investimenti UK in impianti e macchinari sono diminuiti a un tasso annualizzato del 5,4% dal referendum, rispetto al precedente tasso di crescita del 7%. Nel frattempo altri paesi europei continuano ad accelerare, nel caso dell’Italia recuperando il calo registrato durante la crisi. Poiché gli investimenti di oggi contribuiscono a determinare i posti di lavoro di domani, il potenziale produttivo e i redditi da lavoro non promettono nulla di buono per il Regno Unito per gli anni a venire”.