Notizie Notizie Italia PIMCO: “Prospettive dell’Eurozona, quando il secolare diventa ciclico”

PIMCO: “Prospettive dell’Eurozona, quando il secolare diventa ciclico”

12 Luglio 2018 16:12

Nei prossimi anni i mercati finanziari potrebbero risentire di un brusco risveglio. Lo scrivono Nicola Mai Portfolio Manager e Sovereign Credit Analyst, e di Andrew Bosomworth Head of Portfolio Management di PIMCO, dal titolo “Prospettive dell’Eurozona, quando il secolare diventa ciclico”.

La situazione italiana

L’economia globale sta attraversando un periodo post-crisi caratterizzato da notevole stabilità e i cambiamenti potrebbero scombussolare gli investitori, scrivono Mai e Bosomworth, in Italia in particolare, a maggio i rendimenti dei titoli di stato sono aumentati di oltre 100 bps, assestandosi a circa 250 bps rispetto ai bund tedeschi. A pesare sul rialzo la situazione politica e soprattutto la prima versione circolata del contratto di governo Lega-M5S in cui si leggeva l’introduzione di meccanismi in Europa che permettessero agli Stati di uscire dall’unione monetaria, insieme alla nomina di alcuni ministri chiaramente euroscettici. Un aumento del rischio politico che a detta degli esperti fa da sfondo un’unione monetaria con un’infrastruttura poco solida.

“Con l’aumentare della volatilità dei mercati, il nuovo governo italiano ha cercato di rassicurare gli investitori, ma il danno è stato fatto. Il “genio dell’uscita dall’euro è stato liberato dalla lampada” e i piani fiscali del governo sono in netto contrasto con la recente affermazione del ministro delle Finanze Giovanni Tria, secondo cui il debito pubblico dovrebbe essere ridotto”.

L’aumento del rischio politico in Italia, scrive PMICO nel suo report, si inserisce nel contesto di un’unione monetaria con un’infrastruttura poco solida. Gli sforzi di convergenza macroeconomica nei paesi centrali e periferici della zona euro sono rimasti insufficienti e la regione non dispone dei meccanismi di stabilizzazione finanziaria e di bilancio necessari per attenuare l’impatto della prossima recessione.

“In Europa, l’Italia ha recentemente eletto un governo radicale anti-istituzionale che intende impegnarsi in un significativo alleggerimento fiscale, così come la Banca Centrale Europea (BCE) si sta ritirando dagli acquisti di attività. (…) Il vertice dell’Unione europea di giugno è stata un’altra occasione mancata a questo proposito, con il rinvio di nuove importanti decisioni sull’integrazione regionale. I progressi sembrano ora difficili a causa delle divergenze di opinione tra gli Stati membri su questioni importanti quali la garanzia dei depositi comune e il bilancio della zona euro (…) I rischi geopolitici sono in aumento, come dimostra l’attuale crisi dell’immigrazione e dei rifugiati. Inoltre, la struttura ancora fragile dell’unione monetaria espone la regione al rischio di un peggioramento della situazione al momento della prossima recessione”.

 

E la BCE?

In quanto unica istituzione veramente federale della zona euro con una notevole potenza finanziaria, la BCE è stata il collante che ha tenuto unita il mercato unico. Tuttavia, scrivoino gli analisti di PIMCO, gli investitori potrebbero non essere in grado di contare sulla banca centrale nello stesso modo per andare avanti per diversi motivi.

“In primo luogo, il programma di acquisto di attività della BCE sta giungendo al termine, e il suo riavvio potrebbe non essere del tutto semplice a causa dell’opposizione politica al programma in diversi paesi. In secondo luogo, il cambiamento di leadership della BCE nell’autunno 2019 solleva incertezza. In terzo luogo, la BCE avrebbe probabilmente difficoltà a placare le tensioni di mercato acquistando titoli sovrani se tali tensioni derivassero dalle ideologie euroscettiche dei governi e dalle azioni irresponsabili dal punto di vista fiscale. Da ultimo, ma non per importanza, la capacità fiscale è distribuita in modo disomogeneo nell’area dell’euro e gli strumenti fiscali comuni, come il meccanismo europeo di stabilità, sono attualmente troppo piccoli per soddisfare le potenziali esigenze di grandi paesi come l’Italia”.

Da qui la prudenza e cautela a chi investirà in Paesi periferici della zona euro e in asset rischiosi.

“Nel complesso, l’area dell’euro si trova ad affrontare una prospettiva impegnativa sull’orizzonte secolare, che sembra estendersi all’orizzonte ciclico. Riteniamo che ciò richieda prudenza quando si investe in emittenti sovrani della periferia dell’area dell’euro e in attività di rischio più in generale e sostiene il nostro tema secolare degli investimenti, che consiste nel rinunciare a un certo potenziale di rendimento in cambio della flessibilità del portafoglio”.