Notizie Notizie Mondo Forex: dollaro-yen, il trend dipende dall’azionario. Intanto JP Morgan scommette su sterlina

Forex: dollaro-yen, il trend dipende dall’azionario. Intanto JP Morgan scommette su sterlina

23 Febbraio 2018 11:29

Dollaro in recupero dopo le forti perdite sofferte alla vigilia soprattutto nei confronti dello yen. Il biglietto verde, che nei giorni scorsi era salito, forte dell’assist arrivato dal balzo dei rendimenti dei Treasuries, segna un timido rialzo nei confronti della valuta giapponese, che ieri è stata presa d’assalto dagli investitori, a causa dell’aumento della volatilità. 

A conferma della stretta correlazione che esiste tra il dollaro e i tassi dei Treasury, Vassili Serebriakov, strategist del mercato valutario presso Credit Agricole a New York, ha spiegato a Reuters come il ritracciamento della valuta Usa sia stato dovuto anche alla frenata dei rendimenti dei titoli americani, con quelli a dieci anni che hanno rallentato il passo alla vigilia, attestandosi al 2,926%, dopo essere balzati al 2,957% nella giornata di mercoledì.

A spingere al rialzo il dollaro è oggi il ritorno del rischio sui mercati, che appare tuttavia poco convincente.

Dopo la perdita superiore a -1%, il rapporto di cambio USD-JPY segna un lieve rialzo, viaggiando attorno a JPY 106,850 circa. Si tratta comunque di un livello che mette al riparo il dollaro dal minimo degli ultimi 15 mesi, testato nei confronti della valuta giapponese a JPY 105,545 lo scorso 16 febbraio, quando in quel caso il forte aumento dei tassi dei Treasuries ha alimentato la volatilità sull’azionario, inducendo gli investitori a preferire lo yen (nonostante la relazione positiva che esiste per l’appunto tra il trend dei tassi e quello del dollaro).

Intervistato dalla Cnbc Masafumi Yamamoto, responsabile strategist del forex presso Mizuho Securities, a Tokyo, ha spiegato che, “affinché il dollaro torni a salire di nuovo verso la soglia di JPY 108, è necessario che l’azionario globale dimostri di saper resistere anche nel caso in cui i tassi dei Treasuries a 10 anni dovessero testare la soglia del 3%”.

Oggi il Dollar Index – che riflette il trend del dollaro nei confronti delle sei principali valute al mondo – viaggia attorno a quota 89,86, dopo aver testato un massimo di 90,235 nella giornata di ieri,  a seguito del minimo in tre anni a 88,253 della fine della scorsa settimana.

Occhio alle dichiatazioni che sono state rilasciate sul rapporto dollaro-yen dal direttore degli investimenti di Nippon Life Insurance, compagnia di assicurazione numero uno in Giappone.

Hiroshi Ozeki, questo il suo nome, ha riferito in un’intervista a Reuters di ritenere che il dollaro si indebolirà ulteriormente nei confronti dello yen, e che il colosso sarà comunque pronto ad acquistare il biglietto verde quando sarà stata bucata la soglia di JPY 105. Secondo Ozeki, infatti, il dollaro si “sta avvicinando a livelli in linea con quello che è il suo fair value in termini di parità di potere di acquisto”.

Sul rapporto sterlina-dollaro, focus invece sulla decisione degli analisti della banca di investimenti numero uno al mondo, JP Morgan, di rivedere al rialzo l’outlook sul rapporto di cambio: gli analisti hanno riferito infatti di credere che la sterlina terminerà il 2018 con un rialzo maggiore di quanto anticipato in precedenza, sia nei confronti del biglietto verde che dell’euro, grazie al contributo di tre fattori: la crescita economica migliore delle attese; la Bank of England più falco; e la continua debolezza del dollaro (a parte la parentesi degli ultimi giorni). Il rapporto sterlina-dollaro è atteso a $1,42 entro la fine di marzo, e fino a $1,45 entro la fine dell’anno.

L’upgrade è notevole rispetto alle precedenti stime, rispettivamente di $1,30 e $1,34.

Il rapporto sterlina-euro è stimato a 1,1360 per la fine di marzo, in linea con il precedente outlook di JP Morgan, e poi in calo a 1,1235 entro la fine dell’anno. Il target è inferiore ai valori del rapporto di cambio attorno a 1,1350 a cui sta oscillando, ma rappresenta ancora un upgrade notevole rispetto alle precedenti previsioni, che parlavano di un cambio di 1,0869 entro la fine del 2018. JP Morgan motiva il suo outlook anche con le minori preoccupazioni sulle trattative sulla Brexit. 

Guardando all’euro, sicuramente un aiuto non arriva dalle ultime notizie del fronte macroeconomico. Attenzione in particolare al dato sull’inflazione dell’Eurozona, che si è attestata a gennaio all’1,3%, in linea con le attese ma in flessione rispetto all’1,4% di dicembre.

Così come certamente non aiuta la nota diffusa nelle ultime ore da Peter Chatwell, responsabile della strategia sui tassi dell’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) per Mizuho, che ha consigliato, tra le opzioni disponibili per proteggersi dal rischio delle elezioni politiche italiane, di shortare l’euro, con un target fino a $1,18.

Poco effetto ha avuto la pubblicazione delle minute della Bce sul trend dell’euro: dai verbali è emerso come alcuni funzionari abbiano suggerito di rimuovere il termine accomodante dal comunicato dell’istituto, in relazione al piano di Quantitative easing. 

La frase ha permesso alla moneta unica di riagguantare la soglia di 1,23 dollari: ma, secondo diversi analisti, è probabile che gli investitori si concentreranno più sulle minute della Fed, pubblicate qualche ora prima, che hanno messo in evidenza la possibilità di ulteriori rialzi dei tassi negli Stati Uniti. E tale fattore dovrebbe frenare la corsa dell’euro che comunque, nonostante l’inflazione ostinatamente lontana dal target della Bce, ha avuto la meglio sul dollaro l’anno scorso e anche all’inizio di quest’anno. Tanto che il Dollar Index ha terminato il mese di gennaio con un calo del 3%, il peggiore in quasi due anni, scendendo per il terzo mese consecutivo.